ANNI 60: Favolosi ma anche inquietiVeleni e pugnaliCambi al vertice della società e cambi continui sulla panchina: Foni, famiglia, Mirò, Lorenzo, Pugliese, Helenio Herrera guidarono a turno una Roma lacerata da profonde lotte intestine
E
adesso immaginate una congiura di stampo rinascimentale. Di quelle che tra veleni
e pugnali e vendette, tra padre e figli, madri e sorelle, non si capisce più
tra i morti ammazzati chi è stato il primo e chi l'ultimo. Nella Roma,
tra i dirigenti accadde una cosa simile. Anacleto Gianni, il presidente; il
conte Marini Dettina, Franco Evangelisti e D'Arcangeli, i vicepresidenti: tutti
gridarono al tradimento. Tutti traditi, ma i traditori chi erano? Apriti cielo
quando si scoprì che Anton Valentino Angelillo era stato pagato molto
di più della cifra che figurava nei libri contabili. Marini Dettina rischiò
l'esecuzione in piazza. Oggi, con il suo sorriso cortese che non è cambiato
negli anni, che non ha fatto neppure una piega amara, il Conte dice: «Sono
stati sempre soldi miei, quelli pagati in più: ecco perchè con
la Roma bo rischiato di rovinarmi». O si è rovinato, per certi
versi? Tratto da La mia Roma del Corriere dello Sport
|
Indietro |